In occasione del centenario dalla nascita di Italo Calvino vi presentiamo qualche proposta dal nostro catalogo
Sono iniziate ormai da qualche mese le celebrazioni del più importante anniversario culturale di quest'anno: il 15 ottobre, infatti, cade il centesimo anniversario dalla nascita dello scrittore ligure Italo Calvino.
Diverse realtà culturali italiane hanno rilanciato l'anniversario e sono stati organizzati in tutta Italia eventi, mostre e incontri di approfondimento sulla figura di Calvino (alcuni dei quali si possono trovare anche sul sito del Ministero della Cultura). Tra questi, vi ricordiamo la nostrana rassegna di Musica e Poesia / Musica e Pittura, organizzata dall'Accademia dei Concordi, dal Conservatorio Statale di Musica "Francesco Venezze" e dalla Fondazione Banca del Monte di Rovigo, i cui incontri di quest'anno sono dedicati proprio alla figura di Calvino.
Anche la Biblioteca dell'Accademia dei Concordi vuole partecipare alle celebrazioni proponendo un piccolo percorso di lettura su quattro libri che "parlano" di Calvino. Si tratta in alcuni casi di opere alle quali ha lavorato attivamente, in altri di libri che vengono prima o dopo di lui; tutti, però, sono accomunati dal fatto di saperci raccontare qualcosa in più sulla figura di Calvino e condurci oltre i confini della pagina scritta, per scoprire l'intellettuale e l'uomo dietro lo scrittore. Un esempio, in questo senso, che vi consigliamo per partire, è Album Calvino, volume apparso per la prima volta nel 1995 e ora ripubblicato in una nuova veste grafica. Ricco di immagini e fotografie, testimonianze e aneddoti raccontati di prima mano da Calvino, è interessante punto di partenza per conoscere l'uomo al di là dei meri dati biografici.
Oltre ai titoli che troverete descritti in questo percorso di lettura, in biblioteca potete trovare la raccolta completa delle opere di Italo Calvino e anche alcuni saggi e contributi utili a contestualizzarne la sua figura di intellettuale e l'opera.
Buona lettura!
Italo Calvino non si è occupato solo dei suoi libri, ma anche di quelli degli altri. Infatti, dal 1947 al 1983 è stato prima impiegato e poi consulente della casa editrice Einaudi di Torino. Era quello che oggi definiremo un editor: si occupava cioè del rapporti con gli autori, valutava le proposte editoriali e individuava le voci nuove e promettenti del panorama italiano, oltre a gestire l'ufficio stampa. Correggeva le bozze, approntava i risvolti di copertina, contattava i traduttori e scriveva molte lettere. Cinquemila lettere, conservate nell'archivio della casa editrice torinese, oggi in piccola parte raccolte in I libri degli altri, a cura di Giovanni Tesio.
Se le note di Tesio forniscono dettagli di contesto e l'introduzione di Carlo Fruttero ci parla di come era Calvino come collega, le lettere invece ci mostrano il lavorio metodico da cui e in cui nascono i libri, anche quelli mancati, di cui rimane traccia tra una bocciatura e un suggerimento di miglioramento.
Questo libro è tutto da riscoprire perché non ci parla solo di Calvino, del suo modo di lavorare e delle diverse inclinazioni della sua penna, qui impegnata in una scrittura di servizio. Ma lo è anche perché permette di osservare da vicino il manifestarsi del destino di tanti altri scrittori italiani, tra i quali Anna Maria Ortese, Leonardo Sciascia, Primo Levi, Beppe Fenoglio, Pietro Citati: tra una pagina e l'altra, assistiamo allo svolgersi della grande storia editoriale dell'Italia del secondo Novecento.
All'inizio degli anni Cinquanta Einaudi affida a Calvino un compito importante: raccogliere e tradurre le fiabe appartenenti alle diverse tradizioni regionali italiane, spulciando le raccolte in dialetto realizzate nel corso dell'Ottocento. Così tra il 1954 e il 1956, con il supporto di diversi consulenti, Calvino lavora alle Fiabe italiane.
Si tratta di un impegno fondamentale per lui, perché grazie a questa curatela ha modo di immergersi ulteriormente nel mondo del fantastico – che già gli era sembrato congeniale ai tempi de Il sentiero dei nidi di ragno e più chiaramente de Il visconte dimezzato – e di trarre più profonda ispirazione per le direzioni future della sua scrittura.
Ma le Fiabe italiane sono essenziali anche per un'altra ragione: sono infatti un'opera nuova di per sé, rilevante per la nostra tradizione letteraria. Non si tratta di un semplice compendio, ma piuttosto di una rilettura, un dialogo tra un passato da riportare alla luce e il presente visto dagli occhi di un intellettuale novecentesco. Calvino si lascia ammaliare dalle fiabe: ne recupera e confronta diverse versioni, le legge e ricostruisce con cura, le traduce, propone aggiustamenti, schematizza, accosta e individua ricorrenze, personaggi e intrecci costanti. E nell'approcciarsi al lavoro del curatore mai sveste i panni dello scrittore. Il risultato, come voleva Giulio Einaudi, è un'opera che non rimane appannaggio esclusivo degli eruditi, ma un percorso di lettura snello, apprezzabile anche dal lettore medio. Insomma, Calvino aiuta a dissotterrare e ricomporre una piccola pietra miliare per la scoperta e riscoperta del patrimonio favolistico nostrano.
Calvino aveva l'abitudine di raccogliere in cartelline ben ordinate i suoi scritti ancora privi di una destinazione specifica, in attesa di capire come integrarli in progetti editoriali futuri. Per esempio, è così che nascono Le città invisibili: come brevi profili di città immaginarie tratteggiati a partire da un sentimento, e che solo in seguito si rivelano un'opera unitaria, alla quale va costruita attorno una cornice capace di contenerle tutte.
In maniera simile si è sviluppato il progetto delle Pagine autobiografiche, una cartellina ritrovata alcuni anni dopo la morte dello scrittore da Esther Calvino, poi pubblicato con il titolo Eremita a Parigi. Si tratta di una raccolta di scritti più o meno brevi e di epoche diverse, istantanee nel tempo che testimoniano l'evoluzione del modo di Calvino di pensare alla politica, alla scrittura e all'esistenza.
Questo libro è importante perché non è semplice autobiografia, ma anche la storia del legame tra la vita e i luoghi che la ospitano, vista dalla prospettiva di un uomo sempre in movimento. L'infanzia tra Cuba e Sanremo, Torino e Roma, New York e l'America, e ovviamente Parigi, nella quale vive da "turista" per più di dodici anni: scrittura e viaggio si intrecciano e mettono radici nelle diverse città che ha modo di abitare. Calvino dice che «l’instabilità geografica» gli «fa continuamente desiderare un altrove». E questa raccolta aggiunge che forse è in quell'altrove che si colloca il mistero della scrittura, più chiaro proprio a Parigi, luogo in cui vivere da straniero, da eremita raccolto in meditazione, pronto ad aggiungere il proprio contributo alla vita enciclopedica della città.
A Calvino è sempre piaciuto muoversi sul confine tra fantasia e matematica: la scienza stimola l'immaginazione. E il loro rapporto è ancora più stretto sulle pagine di Calvino, che per alcuni studiosi cercava di tradurre i metodi e i linguaggi della scienza in letteratura proprio attraverso le sue opere. Invece Gabriele Lolli, docente di Filosofia della matematica, vuole fare il contrario: attraverso Calvino, vuole parlare di matematica. E per farlo parte proprio dalle sue Lezioni americane.
Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità e Molteplicità, secondo Lolli, sono le proprietà essenziali del pensiero matematico creativo. Ma ancora prima sono cinque dei sei valori individuati da Calvino per accompagnarci nel nuovo millennio. Questi, ai quali si aggiunge la Coerenza, sono gli argomenti che Calvino avrebbe dovuto trattare in un ciclo di lezioni previste per l'autunno del 1985 all'Università di Harvard, ma mai realizzate, a causa della morte dello scrittore. Gli appunti preparatori diventano le Lezioni americane, una sorta di vademecum per orientarsi nel mondo che verrà, e anche per capire meglio Calvino e le sue opere.
Per scrivere il suo Discorso sulla matematica, Lolli parte proprio da qui, prendendo gli esempi che Calvino aveva tratto dalla letteratura e sostituendoli con argomenti di matematica elementare. Il risultato, per noi lettori, è un nuovo modo per leggere Calvino e anche comprendere il ragionamento matematico, che forse allo scrittore ligure non sarebbe poi così dispiaciuto. Perché, per dirla con le sue parole, «l'atteggiamento scientifico e quello poetico coincidono: entrambi sono atteggiamenti insieme di ricerca e di progettazione, di scoperta e di invenzione». Ed è questo l'insegnamento che possiamo conservare in memoria di Calvino nel suo centenario: non lasciare sopire l'amore per la ricerca, per l'invenzione e per la fantasia.
Cento anni dalla nascita del grande scrittore ligure