Otto suggerimenti di lettura nell'anniversario della morte del socialista polesano
Pochi uomini politici hanno saputo ispirare intere generazioni e suscitare echi così profondi e duraturi, anche all’estero, come Matteotti, ma pochi sono stati al tempo stesso glorificati e meno conosciuti.
Queste parole di Stefano Caretti, professore di Storia contemporanea all'Università di Siena, chiarificano il contesto in cui cade quest'anno un anniversario importante per la nostra storia italiana: il centesimo anniversario dell'assassinio di Giacomo Matteotti. Vita spezzata prima dei quarant'anni dalla violenza fascista, con il benestare dei vertici di uno stato che con questo atto codardo si realizza in tutto il suo potenziale di regime sanguinario e oppressivo, Matteotti è diventato simbolo di un sentimento di insofferenza e ribellione nei confronti della tirannia fascista, e così si è affermato nella memoria collettiva, come martire le cui sorti individuali si sono spesso eclissate dietro le implicazioni del suo omicidio.
Dopo un coraggioso intervento alla Camera sulle incongruenze delle ultime elezioni, discorso che corona un'opera di strenua opposizione e smascheramento delle nefandezze di Mussolini e la sua banda, il 10 giugno 1924 Matteotti viene rapito, seviziato e ucciso da alcuni sicari; il corpo viene ritrovato due mesi dopo nelle campagne romane. Questo è l'evento in cui si realizza quasi interamente il suo culto, ma, pur essendo giusto celebrare il coraggio e il sacrificio, oggi è altrettanto importante conoscere l'uomo che vi sta dietro per comprendere la potenza del suo gesto e la gravità della violenza ingiustamente subita. Prima che martire, Matteotti fu un socialista, e prima ancora un figlio, un fratello, un marito e un padre, un amico. Fu un uomo del Polesine, uno studente brillante che scelse di studiare giurisprudenza e poi un politico messo al servizio della sua terra. Fu un riformista, un pacifista e un nemico del nazionalismo, e per le sue idee, oggi ancora attualissime, pagò con il confino, la persecuzione e la morte.
Per celebrare l'uomo Matteotti, la Biblioteca dell'Accademia dei Concordi mette a disposizione la sua selezione di opere di e su Giacomo Matteotti, consultabili sul catalogo e indicate in una bibliografia completa e in continuo aggiornamento. Qui potete trovare alcuni suggerimenti di lettura per conoscere la storia del politico polesano, a partire da uno dei suoi contributi più celebri, e proseguendo con diverse biografie, una proposta di didattica e anche un fumetto.
Buona lettura!
Giacomo Matteotti
BUR, 2023
Quando, in seguito alla marcia su Roma del 1922, Mussolini conquista il potere, il deputato socialista Giacomo Matteotti compila una sorta di libro bianco in cui dimostra, dati alla mano, l’inclinazione alla violenza del partito fascista: gli atti di intimidazione, gli abusi squadristi, l’incompetenza politica. Uscito quasi clandestinamente all’inizio del 1924, il volume raccoglie gli scritti di Matteotti, i discorsi del Duce e un lunghissimo elenco di violenze – in una cronaca dettagliata giorno per giorno e paese per paese – di tutte le azioni squadristiche compiute dalle camicie nere durante il primo anno del governo Mussolini, dal novembre 1922 all’ottobre 1923. Una scia di violenza e di mala gestione che non accennava a fermarsi, tanto che il deputato polesano si era già messo al lavoro per aggiornare i dati raccolti, quando nell'estate del 1924 viene ritrovato il suo cadavere.
A cento anni dalla stesura, Un anno di dominazione fascista si rivela per quello che è: una testimonianza profetica della dittatura che avrebbe governato l’Italia per vent’anni. Accompagnato in questa edizione da una introduzione di Walter Veltroni e da un saggio dello storico Umberto Gentiloni Silveri, il testo di Matteotti costituisce ancora oggi una sconvolgente documentazione in diretta di una nazione che correva verso la catastrofe e un importante occasione per riaprire il dibattito contemporaneo sul nostro rapporto con le derive estremiste con le quali non sono stati fatti ancora del tutto i conti.
Antiga, 2024
Nell'anno del centenario della morte di Giacomo Matteotti, Rovigo ha avuto l'onore di ospitare a Palazzo Roncale uno degli eventi nazionali più importanti legati alla celebrazione della vita del politico polesano. Dal 5 aprile al 28 luglio 2024 è stata infatti visitabile la mostra “Giacomo Matteotti (1885 –1924). Una Storia di tutti”, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con la collaborazione della Direzione Generale Archivi – Archivio di Stato di Rovigo, della Direzione regionale Musei Veneto, del Comitato Provinciale per il Centenario di Matteotti, della Fondazione studi storici “Filippo Turati” e il patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Matteotti. La curatela è stata affidata al professor Stefano Caretti, tra i massimi studiosi di Matteotti e di storia del socialismo, che, sovraintendendo un preciso lavoro di riordino delle fonti, ci restituisce con questa mostra un'immagine di Matteotti tridimensionale. Messo in relazione con quel territorio in cui è nato e ha mosso i primi passi della sua militanza, Matteotti qui acquisisce uno spessore che lo salva dall'essere un mero e astratto simbolo di sacrificio e si rivela nei luoghi, nelle umane relazioni, nelle scelte ideali e culturali, che lo videro partire dall'appartata periferia polesana per giungere alle esperienze ai vertici della politica nazionale.
Giacomo Matteotti: una storia di tutti è il catalogo di questa mostra, che ci permette di rileggere, attraverso le fonti documentarie, le vicende di un uomo che sarebbe diventato un martire del socialismo e della libertà di pensiero nell’oscura età del fascismo, di esperienza politica vissuta tra la sua gente impegnandosi per la dignità dei lavoratori uniti nelle leghe e nelle cooperative, ma anche di scoprire il lato più privato della sua vita e quel mondo di affetti che si è trovato sconvolto dalla sua prematura scomparsa.
Francesco Barilli e Manuel De Carli
BeccoGiallo, 2018
Dopo le graphic novel sulle stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia, Francesco Barilli, sceneggiatore classe 1965, torna a occuparsi di un altro momento di forte tragicità nel tessuto della storia italiana del Novecento. È il 30 maggio del 1924, quando il deputato socialista Giacomo Matteotti firma, con un discorso alla Camera, la sua condanna a morte. “Tempesta”, come viene chiamato dai compagni di partito per il suo carattere battagliero, ne è consapevole, perché finito di parlare — dopo aver denunciato pubblicamente l’uso sistematico della violenza a scopo intimidatorio usata dai fascisti per vincere le elezioni e contestato la validità del voto — dice ai colleghi: «Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me.» Pochi giorni dopo, il 10 giugno, Matteotti viene rapito.
Raccontato attraverso il tratto di Manuel De Carli, Il delitto Matteotti racconta gli ultimi drammatici giorni del martire polesano attraverso l'espediente narrativo di un immaginario programma radiofonico, con il vantaggio così di potersi muovere con agilità tra il passato e il presente, quello che oggi fa ancora fatica a fare i conti con la memoria storica. Perché è proprio qui che si trovano i destinatari del messaggio finale di questo libro, fondato su una ricostruzione storica tanto accurata: quello di fare appello alla coscienza di individuale, e ricordare che solo chi la storia si sforza di capirla può trarne insegnamento.
Marzio Breda e Stefano Caretti
Solferino, 2024
Vincitore del Premio Emilio Lussu 2024 per la saggistica, Il nemico di Mussolini restituisce all'uomo che è assurto a simbolo astratto dell'antifascismo – per l'appunto, il nemico per antonomasia del dittatore nero – un nome, e con esso, l'umanità, i pensieri e gli affetti di chi è stato anche una persona, oltre che un martire.
L’assassinio di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924 segna l’inizio della parabola più sanguinosa e totalitaria del fascismo eppure, a cento anni di distanza dai fatti, il caso non smette di essere esaminato. Tanto che sono nate contese su chi avesse diritto di commemorarlo e fiorite ipotesi revisioniste che hanno relativizzato il ruolo di Mussolini come mandante dell’omicidio, avallando tesi come quella di una Tangentopoli in camicia nera che viene ridimensionata in queste pagine. Perciò, pur sapendo molto della leggenda di Matteotti, poco rimane lo spazio che viene lasciato alla sua breve eppure intensa parabola di vita: le origini e la famiglia di agrari, la formazione intellettuale, l’imprinting europeo maturato in viaggi di studio (da Vienna a Berlino, da Oxford a Parigi), le sue idee per un socialismo riformista, l’intransigenza e l’integrità etica. E pure al suo carattere, che fece di lui l’avversario più pericoloso per il duce, come dimostrò la sua denuncia in Parlamento dei brogli elettorali e delle violenze compiute dai fascisti.
In controtendenza rispetto a questa prassi, il libro di Breda e Caretti cerca di ricostruirne la figura a tutto tondo di Matteotti, avvalendosi anche di documenti inediti, per mettere in luce due fatti essenziali: che esiste appunto un uomo prima del martire e che c'è un percorso che lo ha portato a diventare un simbolo dell’antifascismo. Perché come è stato scritto: «Prima di lui c’era stata l’opposizione al fascismo, ma l’antifascismo come valore, come scelta consapevole e prioritaria nasce solo con l’estate del 1924, nel suo nome».
Francesca Tramonti
Pacini, 2023
Dalla collaborazione tra la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli e l’Istituto di Istruzione Superiore Salvemini Duca d’Aosta di Firenze, nasce L'idea dentro di me, una proposta di didattica orientativa pensata per le scuole secondarie di secondo grado. Matteotti costituisce un esempio fulgido di democrazia e coraggio, di strenua resistenza contro derive autoritarie e di rigore morale. I suoi interventi, dagli articoli ai discorsi parlamentari, costituiscono materia di profonda riflessione e base per un ripensamento critico di concetti quali l’uguaglianza, la libertà, la pace per le nuove generazioni, e proprio per questo la sua figura, attraverso le sue parole, può diventare un importante punto di partenza per aiutare i giovani a crearsi una consapevole coscienza politica, democratica e partecipativa.
Il volume prende in analisi, oltre la biografia, le idee fondanti il pensiero politico di Matteotti quali l’istruzione, la democrazia, la pace, la dignità del lavoro, e offre una disamina delle principali testate giornalistiche all’indomani dell’omicidio. Al termine di ogni capitolo si offrono spunti per attività didattiche mirate a favorire un apprendimento significativo e strettamente ancorato alla realtà e alla consapevolezza del sé. In appendice il volume offre preziose unità didattiche in lingua inglese, francese e spagnola, anche esse tese a stimolare la motivazione e lo sviluppo critico della conoscenza.
Federico Fornaro
Bollati Boringhieri, 2024
Dopo la guerra non c'è città italiana che non abbia dedicato una via, un corso o una piazza, spesso centrale, a Giacomo Matteotti, deputato del Psi dal 1919 al 1922, e poi – poco prima della Marcia su Roma – segretario del Partito socialista unitario di Filippo Turati e Claudio Treves. Fin dagli esordi del fascismo, Matteotti fu considerato un nume tutelare dagli oppositori del regime, «perché non transigeva e perché aveva un coraggio che mancava a troppi altri», come scrisse il foglio clandestino "Non mollare" nel 1925, poco dopo il suo omicidio. Ma a dispetto dell’importanza della figura di Matteotti per la storia italiana, la sua memoria è ancora principalmente legata al suo assassinio per mano dei fascisti e alle temperie politiche che lo seguirono. A parte la toponomastica, poco è stato tramandato nel nostro immaginario collettivo dell’uomo di pensiero e d’azione, del suo riformismo, della sua idea di politica, di giustizia sociale, di libertà e di avversione alla guerra.
Giacomo Matteotti fu un attore di primissimo piano nella sinistra italiana di inizio Novecento, un nome che correva sulla bocca non solo degli esuli invisi al regime, ma anche della gente comune: l’Italia migliore si rispecchiava in lui e nel suo riformismo intransigente. A cento anni dalla morte, in un contesto politico nel quale si fa sempre più strada, pericolosamente, una certa strisciante relativizzazione della dittatura fascista di Mussolini, Federico Fornaro scrive la biografia completa e aggiornata di un politico scomodo, dai suoi esordi nel Polesine fino al suo tragico epilogo, per analizzarne il pensiero e la statura morale, andando oltre la sterile celebrazione del martire. Non ne esce solo un ritratto a tutto tondo, ma anche una riflessione sul nostro rapporto con la memoria collettiva, afflitta da una sorta di amnesia che pare aver colto l’Italia per un secolo intero.
Fernando Venturini
Casa museo Giacomi Matteotti-Cierre, 2024
Giaki e Chini: questi sono i soprannomi che Giacomo e Velia si danno nell'intimità della loro vita privata, fin dagli esordi della loro storia d'amore. Una storia che inizia nel 1912, quando Matteotti è in procinto di dedicarsi alla sua carriera politica, e che dura fino al 1924, anno del suo assassinio. Sono per Giacomo e Velia dodici anni di vita condivisa, di scelte, di gioie – come quelle rappresentate dalla nascita dei tre figli –, di preoccupazioni e di sofferenze. Nelle temperie della sua vicenda pubblica, per Matteotti la moglie si rivela un porto sicuro, fonte di consolazione e pace. E Velia, nonostante la salute cagionevole, supportò con coraggio e vicinanza le scelte, sempre più rischiose, del marito. La politica non è mai al centro del loro scambio epistolare, ma rimanendo una presenza, benché sullo sfondo, troppo ingombrante non può che condizionare le loro vite.
Il Giaki e il Chini parte proprio da queste lettere, che sono poco più di seicento, a cui si aggiungono brani tratti da altre fonti (come i quotidiani dell'epoca), per ripercorrere le fasi di questo rapporto affettivo forte e travagliato, adombrato dall'incombente pericolo del fascismo, che Matteotti non ha paura di sfidare apertamente. La relazione, che tanto posto occupò nella vita di entrambi, è destinata a trasformarsi in un immenso vuoto per Velia, che, sola e fedele all'ideale del marito, muore senza alleati e oltraggiata dal regime nel 1938, senza poter ritrovare quella libertà che il marito tanto agognava per il suo Paese.
Mimmo Franzinelli
Mondadori, 2024
A un secolo dal delitto Matteotti, il ricordo del deputato socialista rischia di rimanere ancorato unicamente al racconto del suo delitto, rievocato tra simbolo e aneddoto. Oggi si aggiunge, poi, tra le ultime tendenze della storiografia, quella di dissotterrare una poco convincente pista affaristica sulle ragioni dell’omicidio, che in realtà fu la risposta di Mussolini all’intollerabile sfida di un avversario tutto d'un pezzo che in Parlamento non aveva paura di tenergli testa. È dunque rimasto trascurato e poco conosciuto il vero Matteotti: il politico animato da un intransigente progetto riformista, il coerente sostenitore di una lungimirante visione internazionalista, il leader che si espone anche per i tanti compagni defilatisi quando la lotta si fa più aspra e le intimidazioni sempre più violente.
Questo libro, frutto di una lunga ricerca su documentazione d’epoca, ricostruisce fin nei dettagli la figura di Giacomo Matteotti nella dimensione famigliare, nell’affermazione sulla scena nazionale quale implacabile oppositore dell’illegalismo fascista e – prima ancora – del massimalismo socialista. Ma non solo. In parallelo, quasi in un gioco di specchi, vengono messi in rilievo i significativi intrecci personali e politici con l’itinerario di Benito Mussolini, dall’iniziale collocazione in area socialista e dalle comuni pulsioni antimilitariste, e fino al bivio rappresentato dalla Grande Guerra, che li vedrà da qui contrapporsi in modo costante e irreversibile. La ricostruzione non si ferma all'assassinio: prosegue infatti seguendo le tracce degli assassini, approfondendone la personalità e il ruolo di esecutori e complici. Infine si focalizza su ciò che successe in seguito al delitto, ossia quella che è stata la più grave crisi politica del Ventennio, e su come Mussolini riuscì, attraverso mistificazioni e sviamenti, a riconsolidare il suo potere.
A cento anni dall'assassinio del patriota polesano